lunedì 1 dicembre 2008

Il Faro



Ti guardo e vorrei poter esser come te,
consolazione dei marinai nel buio della notte,
luce, attesa, dell'anelato ritorno...
Culli il mio sonno nella nebbia e
come un'amica ninnananna mi conforti.
Ti ascolto nel nero silenzio del freddo inverno,
richiamo ancestrale di fanciulleschi, mancati, bisogni.
Mi perdo nell'eco del tuo suono caro,
immaginando di vincere marose tempeste e
onde e spruzzi e fulmini.
Ma tu sei lì,
fermo, immobile, quasi intoccabile
sei lì,
con la tua luce sicura e attendi...
attendi per ore il ritorno,
all'entrata del porto.

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